SUMMA ARS
“L’interpretazione artistica della vita e del pensiero umano è attuazione della volontà di durare oltre la durata di ogni singolo uomo. Le storie individuali periscono, le storie tradotte in forme di arte continuano ad Essere”.
Manipolazione e filosofia connotano sin dai primordi il maestro pescarese Franco Summa. Di formazione classica, allievo di Giulio Carlo Argan, s’impone da subito come anticipatore dell’Estetica Relazionale, dell’arte come mezzo di costruzione di esperienze collettive, di condivisione di valori sociali, di relazione fra gli uomini e lo spazio urbano.
Definito dal critico Enrico Crispolti “uno dei maggiori punti di riferimento relativamente a una specifica problematica di elaborazioni estetiche intrinsecamente partecipative”, riceve riconoscimenti internazionali, a cominciare da Frank Popper nel 1980.
Sempre Crispolti precisa: “Summa ha progressivamente capovolto il dinamismo formale di proprie esperienze iniziali […] in nuove occasioni e destini d’implicazione partecipativa, collettiva e ambientale”. La direzione intrapresa è verso un’esperienza artistica socialmente condivisa “ e che inevitabilmente ha progressivamente comportato l’implicazione di un orizzonte operativo di respiro urbano”.
Studenti, artisti, collaboratori, cittadini sono gli interlocutori privilegiati dell’artista nelle sue azioni e nelle sue ricerche, volte all’unico obiettivo di condividere il senso di responsabilità nei confronti dello spazio urbano, inteso come spazio di relazioni umane e di bellezza.
Gillo Dorfles approfondisce: “Uno degli aspetti che, appunto, mi sembrano importanti […] è il fatto di aver avuto il coraggio di affrontare l’uso di quello che credo di essere stato uno dei primi ad avere definito colore timbrico; cioè un colore non tonale; non sfumato, netto, vibrante, caratterizzato da una sua specifica identità”. Progettare, immaginare, coinvolgere, stravolgere. Il “Colore” è protagonista, elemento straniante per percepire e pensare altri significati, altre forme, altre realtà. Come riporta Antonio Zimarino, “Summa ha costantemente ricordato questo: immaginare il possibile, stravolgere l’ordinario, rivoluzionare lo sguardo, prendere coscienza del proprio essere in uno spazio contingente che non dobbiamo subire, ma al quale siamo chiamati a partecipare come cittadini, ma soprattutto come uomini perché siamo solo noi con le nostre relazioni a poter dare un senso possibile a quello spazio e al tempo che ci è dato per abitarlo”.
Oh tempo, le tue piramidi